Incarico di project e construction management per conto della New World Consulting Group di Roma, che ricevette l’incarico di sovrintendere alla fase finale della progettazione e alla successiva costruzione di un emporio Armani e Armani Cafè a Pechino. Nell’arco di cinque mesi scarsi si passò da un cantiere comatoso – con progetti esecutivi da completare – all’inaugurazione dello show-room.

A parte il cospicuo numero di ore di sonno perse, si trattò di un lavoro estremamente interessante, stimolante e complicato, a causa soprattutto della difficoltà di interazione con un mondo lavorativo e professionale completamente diverso da quello europeo.
Il sottoscritto ebbe, tra gli altri, la responsabilità del buon esito della fornitura di 1400 mq di vetri destinati alle facciate. I tempi iper-compressi di consegna del cantiere, impedivano però di potere attendere l’esecuzione delle strutture metalliche di supporto dei vetri stessi (onde eseguirne il rilevo per la definizione delle misure delle lastre). Dovetti quindi ordinarli a disegno. Ad ordine dei vetri evaso, ebbi “l’onore” di organizzare e presiedere l’esecuzione delle strutture di facciata in modo da evitare di buttare via le lastre in corso di produzione in Italia. Alla fine dell’installazone, il numero di lastre che fu necessario rifare per differenza di misure fu di 4 su un totale di 370 circa.
Medesima procedura dovetti adottare per l’ordine dei vetri curvi delle due scale elicoidali, con l’onere aggiuntivo della stesura del disegno esecutivo dei vetri: incombenza che non era prevista, ma resasi necessaria per evitare il fallimento del progetto. Ma mi assunsi una responsabilità che non mi spettava.

Piccolo rimpianto: per pregressi impegni lavorativi italiani, non potei restare fino alla fine dei lavori, che dovetti lasciare poco meno di un mese prima della conclusione. Dopo tanti sacrifici, non vedere coi propri occhi la fine di questo lavoro fu un vero peccato.

Giovanni Rizzi